AUSONIA:
NEW ECONOMY E SVILUPPO POSSIBILE
Il Sud, occorre dirlo, soffre di una
grave malattia politica, che si manifesta sotto forma di una irriducibile
incomunicabilità fra le varie istituzioni, ed in particolare, fra
sindaci di comuni confinanti.
Poche sono infatti
le collaborazioni e vuote di ogni reale intenzione operativa, fatta qualche
rara, meritevole eccezione.
Un simile andamento è una vera e propria
vergogna sul piano etico e morale e sancisce limpossibilità
fisica di porre in essere efficaci politiche di sviluppo, essendo il territorio
comunale generalmente troppo esiguo affinché si possa impiantare
una programmazione che abbia un senso, non raggiungendo cioè la
massa critica minimale per essere competitiva sulla scena delleconomia.
Mentre, navigando sulla rete Internet, ci capita
i leggere documenti che ci fanno toccare con mano le ragioni ed i perché
di un Sud che cammina ma che non accelera la velocità del suo sviluppo.
Il documento di cui parliamo è un comunicato
stampa dellArea Sviluppo Nord Milano avente ad oggetto: sviluppo
sostenibile e qualità urbana nel Nord Milano Piano Strategico,
leggiamone una parte, per sunto:
Le quattro Amministrazioni Comunali del
Nord Milano (Bresso, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni)
hanno da tempo avviato un'azione coordinata a sostegno dei processi di
sviluppo locale, che vedono il passaggio dalla centralità del lavoro
industriale alla qualita' e l'eccellenza dei nuovi insediamenti produttivi
.
Uno dei passaggi più importanti per la
predisposizione di politiche comuni in questa importante porzione dell'area
riguarda la predisposizione , di un Piano Strategico d'Area, il primo
piano di natura intercomunale esistente in Italia.
Il Piano Strategico ha generato una serie di
tavoli di lavoro su diverse tematiche ambientali ed energetiche
per identificare gli obiettivi di sviluppo, di stabilire i criteri,
le priorita' e modalità di azione locale Contestualmente alla
predisposizione del piano si individueranno anche alcune concrete iniziative
pilota
Il non riuscire a percepire limportanza
di tali iniziative, proprio in relazione alla esiguità delle forze
disponibili, è la manifestazione tangibile di una dimensione da
aurea mediocritas gestita da istituzioni decrepite che costituiscono per
lo sviluppo un freno anziché un aiuto.
La miscela di incomunicabilità ed istituzioni
gattopardo sono la vera palla al piede del Sud che dispone purtroppo di
un apparato incapace di recitare un ruolo utile nei processi sempre più
urgenti e competitivi della new economy, nelle cui dinamiche formative
occorre coinvolgere contemporaneamente e nelle stesse aule, dipendenti
pubblici ed imprenditori, perché stiano dalla stessa parte,
impegnati quindi nella stessa battaglia in difesa del futuro del proprio
territorio e della propria gente.
Strategie territoriali, ricerca ed alta formazione
collettiva sono gli ingredienti fondamentali di uno sviluppo possibile,
che dovranno avvenire in maniera trasversale, coinvolgendo tutti coloro
che compartecipano ai cicli delleconomia, perché essa può
modernizzarsi solo nella sua totalità.
La new economy infatti necessita di competenza
integrale, trasversale e diffusa, dal tavolo di progettazione a quello
della consegna della merce al cliente!
E finito quindi il tempo dellassociazione
di categoria che si limita ad occuparsi strettamente dei problemi tecnici
del proprio orticello ed occorre operare una transizione verso nuove forme
di aggregazione e di collaborazione che tengano presente che lorto
non è fatto di monoculture, e che i prodotti oltre che produrli
bisogna venderli se si vorrà captare la maggior parte del valore
aggiunto.
Non solo produttori, quindi, ma anche commercianti!
Quella che dovrà avvenire è quindi
una transizione dagli interessi di categoria agli interessi delleconomia,
mettendo assieme, tanto per fare un esempio, produttori di olio, distributori
commerciali, spedizionieri e pubblicisti in unica impresa, ovvero, in
associazione dove ciascuno provveda al proprio segmento di competenza
non più su scala individuale ma collettiva.
Questo modo di operare è quello che è
stato definito dagli studiosi come intelligenza connettiva, dove
lunione non fa più la forza fisica o sindacale ma quella
economica.
Il dialogo infra aziendale in un ambiente abbastanza
chiuso e diffidente come quello della PMI meridionale è la prima
conquista cui tendere, per arrivare poi al dialogo infra comunale ed infra
regionale, ed in special modo fra aziende e pubblica amministrazione che
oggi è diventata indispensabile nei processi di sviluppo delleconomia.
Darsi reciproca fiducia e sentirsi impegnati
su una battaglia comune, vincere sui mercati, è questo il senso
della modernizzazione anche culturale e della interazione fra le PMI che,
ovviamente, dovranno poter contare su leggi lungimiranti, una pubblica
amministrazione amica che offra un aiuto intelligente, che finanzi formazione
direzionale anziché di base, per la quale occorrono generalmente
pochi giorni di apprendistato.
Al di fuori di questi schemi abbastanza ovvii,
le speranze di crescita delleconomia territoriale sono quasi allo
zero e pertanto potremo scegliere solo due vie: avanzare o andare verso
il declino.
Attenzione però! Quando oggi si parla
di declino si parla di un evento pericoloso poiché la globalizzazione
dei mercati è una dimensione delleconomia mondiale secondo
la quale o si è fra i vincenti o si è fra i perdenti e chi
vince, vince tutto, chi perde, perde tutto!
Gli effetti, nel secondo caso, sono devastanti
e larretramento economico e sociale impressionante ed irreversibile
poiché, chi arretra nei mercati difficilmente riconquista le posizioni
perdute.
Leconomia dei ciclopi, cioè delle
mega concentrazioni schiaccia sotto i suoi piedi tutto ciò che
è piccolo, e ciò sta contraendo i mercati mondiali, con
forte aumento della povertà per effetto delle concentrazioni e
dei consequenziali licenziamenti, che determina un sempre minore accesso
della gente a livelli di reddito accettabili, e ciò sta portando
il mondo al disastro.
Voci allarmate che parlano di un mondo avviato
allolocausto ecologico e sociale pervengono dagli stessi consiglieri
della Casa Bianca, a tal fine leggasi, solo per fare un esempio: La
dittatura del capitalismo di Edward Luttwak Mondadori 1999.
Non è quindi questione di abiure, ma
di impossibilità di lottare un nemico invisibile e trasversale
per tutti i paesi, che migra ogni istante, che vive oramai nel cyberspazio,
legoismo finanzista, che segue tutte le bandiere ed indossa tutte
le casacche e determina gli effetti devastanti della globalizzazione,
dalla quale o ci si difende o si resta schiacciati.
Non sono quindi lAmerica o la Germania
o la Francia o lInghilterra di oggi in quanto nazioni e popoli ad
essere i cattivi del mondo, ma quei cinquanta o cento finanzisti per parte
che, impadronitisi dei gangli vitali del potere mondiale, muovono i fili
della politica globale secondo i loro biechi interessi, mossi da una fede
senza Dio e pretendendo di insegnare a tutti un nuovo vangelo, quello
darwiniano.
Non a caso il primo vero terremoto ideologico
antiglobalizzazione è nato in America, paese dove circolano i pacchetti
azionari delle principali antinazionali del mondo, che posseggono a loro
volta le più grandi ricchezze della terra, gestite dai migliori
bucanieri della finanza.
Le nazioni no! Non possono essere messe sotto
accusa! Ed ancor meno i popoli, fra i quali gli stessi americani, poiché,
fatta eccezione per una minoranza di oligarchi e di lobbie più
o meno segrete, è un popolo che soffre come altri.
Ciò ci fa sperare in un futuro prossimo
che veda i governi del mondo non scannarsi per la supremazia totale in
tutto e per tutto ma accomunati in una battaglia di reciproco progresso
, che ponga fine a questo tipo di sviluppo da neo Far West che sta sconvolgendo
il mondo e togliendo il piatto a tavola e la voglia di vivere al 95% della
popolazione mondiale.
La Lega Sud Ausonia che segue attentamente levolversi
del pensiero politico americano, arbiter del mondo, condivide pienamente
le preoccupazioni espresse da Luttwak e da altri esperti di settore e
chiarisce di non nutrire sentimenti anti americani, riconoscendo anzi
con gratitudine, il generoso tributo di sangue dei suoi soldati, pagato
per combattere le utopie assassine e totalitarie protagoniste della 2
guerra mondiale.
In un mondo interconnesso come quello attuale,
il meridione dItalia può trarre solo grossi vantaggi coltivando
migliori relazioni di amicizia con gli USA, anche in considerazione del
fatto che a pilotare la globalizzazione nei suoi eccessi, non è
il governo americano ma gli squali della finanza internazionale, presenti
in tutti i continenti, come metastasi di quella deriva etica e morale
di cui è affetta la biosfera.
Così nella nostra dimensione di lotta
per rimanere ancorati al nostro territorio ed alla nostra cultura, noi
viviamo, forse inconsapevolmente, una seconda militanza oltre quella politica,
quella morale, come costruttori di pace, perché contrari a quella
globalizzazione che significa, come afferma Karl Woityla, ricchi sempre
più ricchi e poveri sempre più poveri.
In questo contesto geopolitico caotico, dopo
la caduta delle ideologie ma non delle idee, la storia cambia dinamica
e prospettive ed anche in pochi mesi ci costringe a rivedere, con senso
di responsabilità le nostre posizioni, poiché la rilevanza
geostrategica dellItalia meridionale, ieri politica ed oggi commerciale,
ci conferisce certo speciale importanza ma anche speciali responsabilità.
Lessere ponte fra le culture è
sempre unarma a doppio taglio, una posizione comoda o scomoda a
seconda del vicino o dei vicini con i quali bisogna in ogni caso convivere
ed è necessario quindi evitare le posizioni nette, viscerali e
dogmatiche, pena lavviarsi sui sentieri maledetti dei rancori ancestrali
che non cessano poi di far scorrere sangue nemmeno dopo millenni.
A certi imprevidenti si ricorda che
prevenire è meglio che curare!
La politica, non si scandalizzino proprio
coloro che farebbero meglio a zittire, è come il navigare, bisogna
adattarsi al mare, ma ciò non è un disonore per le persone
oneste, perché quelli che contano sono i sentimenti fondamentali
che animano lazione, se in pratica si fanno gli interessi di una
parte o di tutta la propria gente.
Gli scenari cambiano.
Quanto innanzi, però, non assume
il significato di sconfessare quanto fino ad oggi scritto nei documenti
di Lega Sud Ausonia, ma che dovranno essere riletti dora in poi
in un ambito non ideologico ed in relazione allo scenario internazionale
esistente al tempo in cui furono scritti e pubblicati.
Ciò
che oggi si propone il nostro movimento è lindividuazione
di una nuova frontiera politica che operi una transizione dai partiti
dei ceti e delle ideologie ad un partito etnico - territoriale, da
non intendersi in senso secessionista che non converrebbe a nessuno poiché
ci farebbe perdere seggi e potere a Bruxelles, ma come strumento di cambiamento
delle regole allinterno della Repubblica italiana, che poste
ed imposte nel 1860, da allora non sono mai cambiate.
Anche noi vogliamo una nazione coesa nel difendere
gli interessi nazionali, ma basata su un federalismo autonomista vero
e libero, come negli U.S.A., dove i singoli stati, singole regioni nel
nostro caso, sono liberi di avere ordinamenti diversi fino al punto di
prevedere o meno, addirittura la pena di morte!
Si calmino pertanto gli allarmisti interessati
perché quando parliamo di Ausonia libera la intendiamo libera
dalle maglie e dalle catene di un potere bieco e misogino, atavico, oscuro
e gattopardo sia a nord che a sud, libera cioè dalle mafie, dai
gruppi di potere, dalla partitocrazia parassita e prona agli interessi
inconfessabili del finanzismo imperante.
Non siamo noi meridionali oramai trapiantati
per il 30% al Nord oramai da due o tre generazioni a voler spaccare lItalia,
ma vogliamo libertà di azione in tema di economia anche allestero
per poter trovare una proiezione nei mercati come Italia meridionale ed
in una visione anche diversa rispetto a quella delle regioni settentrionali.
Lo stesso federalismo sbandierato a destra e manca
con la primigemina legge n.142/90, riforma delle autonomie locali, prevede
che i comuni siano i programmatori, i progettisti dello sviluppo del proprio
territorio, tanto premesso, il poter realmente operare allestero
come entità territoriale e non solo come singole aziende ci appare
indispensabile, anzi, vitale.
Proposte indecenti?
Se le regioni settentrionali, per
motivi di logistica, di produzioni, di affinità culturale trovano
utili i rapporti con la Carinzia, solo per fare un esempio, per noi Siciliani,
o Calabresi o Pugliesi potrebbe tornare conveniente allacciare rapporti
più stretti con il mondo arabo e fare ad esempio formazione in
cambio di petrolio a metà prezzo rispetto alla gabella costituita
dai prezzi delle sette sorelle americane e le tasse dello stato centrale.
Una
simile ipotesi, ove attuata, comporterebbe un terremoto apocalittico nel
sistema fiscale italiano che trae una congrua fetta delle sue entrate
proprio dalle tasse sui carburanti per mantenere poi ancora in piedi una
burocrazia inefficiente, in esubero almeno di un milione di unità,
che costituisce il più tremendo, esplosivo bubbone sociale che
il paese dovrà incidere con urgenza poiché oramai i nodi
sono già arrivati al pettine.
Purtroppo, si sa, i cambiamenti fanno sempre
male a qualcuno!
LItalia è lunga, e al cambiar del
paesaggio e delle coltivazioni cambiano anche gli interessi fra nord e
sud che si devono integrare e non combattere e, pertanto, non possiamo
più accettare che le macro decisioni che riguardano il meridione
siano definite a Roma oppure a Milano o Torino.
Intenda chi vuol intendere!
Lega Sud Ausonia, si pone quindi come rappresentante,
unitamente ad altri movimenti, dei territori meridionali, ma anche come
punto di riferimento, di riflessione per la nascita un vero nuovo progetto
meridionale che escluda in toto i meschini interessi di parte, dei piccoli
potentati da notabilato e delle baronie terriere già girondine,
ricche di lestofanti opportunisti della politica, privi di ideali di bandiera.
La nostra posizione
Fatte queste premesse, la nostra presenza
nella Casa delle Libertà assume quindi il significato di una scelta
di campo chiara e definitiva di elettorato di centrodestra, certi di condividere
diversi valori con le altre componenti del polo, così come siamo
certi di poter esprimere al suo interno anche la nostra dialettica ed
i nostri punti di vista, finalizzati ovviamente, in primis, alla tutela
degli interessi economici e sociali del meridione dItalia.
I nostri interessi
Il nostro interesse è pertanto
finalizzato alle destinazioni delle risorse finanziarie, le scelte strategiche
infrastrutturali che riguardano il sud, che siano fatte con discernimento
e lungimiranza, che mettano fine allisolamento fisico di interi
territori quali la Basilicata, il Salento pugliese o la Calabria che ha
unautostrada che è più una mulattiera che altro!.
Vogliamo
mettere fine alle dimenticanze perfide e diaboliche di una programmazione
nazionale che si è preoccupata, in un secolo e mezzo, di creare
opportunità più per le tante mafie che per la società
civile!
Centoquarantanni di sociologie più o
meno dotte ed illuminate non hanno mai focalizzato le ragioni dellapartheid
culturale della nazione meridionale, che ha avuto sempre motivi per convincersi
di essere solo una colonia governata, anziché laltra parte
della nazione.
Purtroppo, ancora oggi vive e vegeta un certo
nordismo deteriore che crede sia suo diritto considerare il Sud terra
di produzioni ed il Nord terra di trasformazioni e di commerci, captando
così, a suo esclusivo vantaggio quel valore aggiunto che consente
poi, laccumulo ed il reinvestimento.
Questo tipo di rapporto, cara Italia del
Nord, è finito! Quel Sud come voi lo intendete non esiste più!
Smettetela di sentirvi su unaltra barca! E questo lo affermiamo
nellinteresse del paese tutto!
I nostri figli, colti ed istruiti, a costo di
immensi nostri sacrifici, devono rimanere a Sud per far crescere il Sud,
se avete bisogno di forza lavoro per produrre di più, arricchirvi
di più, inquinare di più, fatelo con gli extracomunitari!
I nostri figli servono a noi ed a loro stessi,
e nelle vostre case popolari, nelle cucine dei ristoranti o degli ospedali
del nord, vorremmo sentire anche accenti fiorentini, torinesi e veneziani
anziché esclusivamente napoletani, baresi o palermitani, come adesso
avviene, mentre ai piani superiori, in camice bianco, si odono accenti
da
. dolce stil novo!
Lega Sud Ausonia di oggi, come movimento di
rinascimento meridionalista, vuole agire in modo razionale e moderno,
e i fatti accaduti e il sangue versato fra nord e sud centoquarantanni
fa restano consegnati alla storia.
Noi oggi siamo qui per scriverne unaltra
di storia, vogliamo capire i numeri ed essere fra quelli che determinano
scelte adeguate per avere nuovi collegamenti stradali, porti, aeroporti,
centri intermodali, ed infine le mani libere per una programmazione multiregionale
che operi secondo nuove esigenze derivanti dallo spontaneo nascere dei
nuovi bacini economici.
Cambiare mentalità e spazzare
via il parassitismo
Intanto, perverse logiche disfattiste,
ancora interessate allo status quo, elaborate da quelle che Falcone definì
raffinatissime menti, continuano imperterrite a seminare sfiducia nelle
popolazioni meridionali, il cui messaggio nascosto è che
.
niente cambierà!
Risanare il meridione
dalla sfiducia, dal fatalismo e dallincompetenza è invece
il principale obiettivo di Lega Sud Ausonia, ragione fondamentale per
la quale si batterà per bonificare le istituzioni dai miracolati
dalle carriere facili, fatte spesso nelle camere sindacali e nelle segreterie
dei partiti, altrimenti di sviluppo non se parla nemmeno, poiché
la globalizzazione non deve arrivare, ma già imperversa e bisogna
accettare la sfida a tutti i livelli poiché, come afferma Nelson
Mandela: la globalizzazione è
come linverno
.. che arriva e ti devi mettere il cappotto!
Alcune ipotesi di progetto
Il nostro programma di proposte nuove,
in via di elaborazione, comprende la creazione di comitati locali finalizzati
alla divulgazione ed il sostegno di iniziative progettuali strategiche
quali la realizzazione di diverse autostrade e superstrade di raggio,
finanziabili con project financing,:
Otranto
Bari; Otranto Taranto Matera Potenza
Salerno; Potenza Foggia; Siracusa Agrigento Trapani
Palermo; Palermo - Caltanissetta Licata; Pescara Napoli;
Foggia Campobasso - Isernia - Roma;
il rifacimento della Salerno Reggio Calabria;
Progetto Capitanata:
verte sul reimpiego del porto
commerciale di Manfredonia, ridestinando larea ex ANIC e il suo
molo, lungo 3 Km. verso il mare aperto, a snodo intermodale merci,
da connettere alla vicina ex base americana di Tortorella (FG) da trasformare
in aeroporto internazionale, dove esiste già una pista sufficientemente
lunga per latterraggio di aerei di grossa mole, il che consentirebbe
lafflusso di turisti anche da oltre Atlantico.
Se
ciò avvenisse, nel raggio di pochi Km. avremmo forse la più
grande concentrazione di potenzialità di sviluppo del meridione
poiché si connetterebbe il trasporto aereo a quello marittimo ed
a quello stradale in un territorio da mille anni al centro delle rotte
commerciali e del turismo dello spirito, su cui esistono tre santuari
di importanza mondiale: Grotta dellArcangelo , S. Giovanni Rotondo
P.Pio, Santuario dellIncoronata.
Le prospettive dincremento turistico
diventano poi veramente formidabili se si tiene conto del turismo balneare
del Gargano e di un agriturismo che, in loco, si presenta con potenzialità
veramente grandi, tenuto conto del clima e della qualità del patrimonio
gastronomico.
Questo è solo un esempio di progettualità
locale dalle mani, per ora, legate, perché realizzare un simile
progetto significa intanto interconnettere amministrazioni di diversa
estrazione politica e poi spostare lago delleconomia dal Nord
a Sud, ledendo sicuramente interessi forti quanto nascosti.
Conclusioni
La nostra azione politica futura sarà
meno ideologica ma più concreta, caratterizzata da proposte attuabili,
nella convinzione che saranno gli stessi eccessi in atto, come afferma
Luttwak, a determinare una inversione di tendenza ed a mitigare gli effetti
devastanti del turbocapitalismo liberista ed anche perché la crescita
delle regioni meridionali è più che mai è legata
alla sua capacità di ragionare con la testa sulle spalle anziché
allagitarsi nella palude dello scontento senza proporre un reale
progetto, e ciò rappresenterebbe solo un pericoloso salto nel buio,
altamente irresponsabile, non condivisibile, ed improduttivo di risultati.
Noi
opereremo pertanto secondo i brevi cenni di cui innanzi, dove abbiamo
indicato una nostra svolta di rapporti, definendone i motivi e le opportunità
in favore del Sud, che ci preme e ci sta a cuore perché è
la nostra terra e quella dei nostri figli, perché sono oramai maturi
i tempi del suo riscatto economico e sociale.
Lega Sud Ausonia si caratterizzerà dora
in poi in base a proposte concrete, ed invita quanti hanno idee e competenze
a partecipare ai possibili nuovi progetti evitando così di lasciare
nelle mani di chierici spesso squalificati, i nostri destini futuri, unendoci
in rapporto sempre più stretto di reciproca fiducia, un rapporto,
appunto, fra cittadini delle regioni meridionali!
UN
FEDERALISMO PER IL TERZO MILLENNIO
La visione generale
Lumanità che si affaccia
al nuovo millennio è appesantita da un bagaglio di problemi locali
e globali, sempre più intricati ed ingestibili, nel mentre il mondo,
sembra impotente di fronte ai guasti, in corso dopera, provocati
da un nuovo modo di concepire leconomia, il cosiddetto turbocapitalismo,
che ha indotto cambiamenti e trasformazioni enormi ed irreversibili nelle
economie di tutti i paesi del mondo, frutto della fortissima concorrenza
ed innovazione che ha poi destabilizzato la coesione sociale di interi
continenti e messo in crisi gli equilibri ecologici e demografici dellintero
pianeta.
Inascoltati sono stati gli appelli degli
scienziati, rispetto alleffetto serra, lo scioglimento dei ghiacciai,
il buco nellozono, linquinamento acustico, chimico, lelettrosmog,
inascoltati gli appelli degli economisti, non di scuderia, riguardo i
possibili guasti rispetto ad un uso troppo accelerato delle tecnologie
digitali che avrebbero avuto leffetto di desertificare le economie
di interi continenti, determinando nuovi costi sociali e sofferenze umane
inimmaginabili.
Quella che viviamo, piaccia o non piaccia, è
una nuova era, introdotta di soppiatto e con metodi striscianti dalle
multinazionali, partendo da mille punti geografici ed argomenti diversi
che vorrebbero collocare il senso della vita allinterno di una dimensione
neo pagana, cioè consumistica e priva di valori morali ed etici.
Per favorire questevento neo messianico,
le multinazionali hanno operato a piccoli passi introducendosi negli apparati
statali e ponendo loro uomini a svolgere le funzioni di rappresentanza
dei popoli contro i popoli stessi, scrivendo accordi non condivisibili,
di cui le masse, ancora oggi sanno poco o niente.
Questi regolamenti, solo apparentemente lontani
dai nostri interessi, hanno invece un impatto violentissimo sulla nostra
vita poiché mirano a condizionare minutamente la nostra esistenza,
e non riguardano più gli spazi esterni, cioè i territori,
ma quelli interni, e quindi la cultura ed i consumi.
Esempio nè il cibo transgenico
che ci stanno, di fatto, imponendoci con ogni mezzo.
A fronte di simili considerazioni la prima cosa
che viene in testa di pensare è una difesa di tipo politico, ragione
per la quale si rende necessaria, se si vuol dare conto ai propri iscritti,
una scelta di campo allinterno dellattuale scenario politico,
che attualmente è caratterizzato da un sostanziale bipolarismo.
La necessità di operare la scelta di
campo, comporta ovviamente anche una mediazione rispetto ai ed valori
ai principi ispirativi originari di un movimento politico, ma ciò
non significa necessariamente tradire i propri iscritti, anche se le coalizioni
racchiudono al loro interno concetti spesso in antitesi tra di loro, ed
in tali casi la coerenza è la prima delle virtù che fa farsi
friggere.
Quello che appare, è quindi uno scenario
politico agitato, dove il carrozzone dellumanità è
oramai lanciato verso un sistema di caos senza fine e senza confini, ad
opera dei nuovi regnanti delleconomia, che ritengono di poter modulare
o dominare tutto e tutti secondo le loro convenienze.
Questi nuovi monarchi, hanno da tempo abbandonato
i confini fisici o territoriali in favore di un mondo senza barriere doganali,
facendo a meno di primi ministri e ciambellani per imporre gabelle e vassallaggi,
oramai inutili e superati, potendo usare a tal fine la forza concentrica
di danaro, tecnologie e poche eccelse intelligenze.
Non è quindi, solo questione di cibo
Frankstein, ma di politica, di finanza, di amministrazione, di valori,
sottoposti ad una ibridazione fuorviante che non ha eguali nella storia
delluomo.
Le riflessioni sullo "stato
dellarte" della politica
Ezra Pound, che fu il
primo a denunciare al mondo, in tempi lontanissimi, lespropriazione
dellanima delluomo mediante il monetarismo, che oggi definiremmo
finanzismo, subì dodici anni di manicomio criminale, appunto per
aver percepito la svolta verso una società mondiale governata attraverso
la moneta ed averlo esternato nel suo Chantos.
Ci
tornano in mente le parole dello scrittore Celine "
.le
cose si possono anche raccontare come effettivamente sono, a patto però
che non traspaia che stai dicendo la verità!"
Questo scenario purtroppo azzera i significati
fino a ieri attribuiti alla politica poiché il pensiero unico
ci viene imposto come il nuovo verbo, cioè qualcosa che va oltre
lideologia, rigettando il quale, si è fuori dei mercati e
quindi fuori da tutto.
I totalitarismi, quindi, non sono finiti ma
solo cambiato parole ed interessi, poiché, dove lunica alternativa
che resta da scegliere è il baratro economico e sociale, il risultato
è un neototalitarismo contrabbandato per libertà, fatto
di aggressioni economiche per la conquista dei mercati.
Le riflessioni sulleconomia
Prima le guerre si scatenavano materialmente
sui territori perché era su di esso che insistevano fisicamente
le ricchezze, oggi che invece esse risiedono nelle tecnologie e nei brevetti,
le guerre si fanno ancora e sempre per lo stesso motivo, i soldi, ma spostando
il campo di battaglia da Waterloo alle agenzie di informazioni, le borse,
i laboratori.
Così, intere nazioni si
ritrovano allimprovviso alla deriva nel mare magno delleconomia
mondiale, con esplosioni immense di povertà, perché con
il liberismo, la deregulation e la globalizzazione, la trinità
satanica, la ricchezza non è più delle nazioni ma delle
monarchie finanziarie che regnano " in cooperativa" su
un territorio sul quale non tramonta più il sole.
Cosa pensare, che fare?
Per lottare questi invisibili nemici
che vorrebbero sradicare luomo dal territorio e dalle culture, occorre
conoscerli e spesso imitarli, ragione per la quale dovremmo tenerci stretti
i pochi dollari che ci capitano fra le mani, evitando di consegnarli a
coloro che li userebbero in favore dei nostri interessi individuali (il
saggio di rendimento), ma contro i nostri interessi collettivi, desertificando
con le fusioni, le chiusure e le ristrutturazioni, la nostra economia.
Leconomia
italiana è costituita fondamentalmente da piccole e medie imprese,
che vivono ed operano essenzialmente in maniera slegata fra di loro, cioè
senza rapporti di collaborazione nei temi fondamentali, quali la ricerca,
la formazione, la commercializzazione.
Questa già difficile situazione è
ancora appesantita da un ingiustificato aumento del costo del denaro a
Sud, dovuto, a nostro parere alla incapacità del sistema bancario
di essere partecipe al ciclo delleconomia locale.
Le aziende di credito, almeno nel Sud, sono
state storicamente lontane dalle dinamiche economiche e di mercato, limitandosi
chiedere coperture spropositate in relazione ai prestiti effettuati, e
per esse ciò ha significato un comodo rischio zero e formidabili
investimenti a basso costo riversati a Nord, utilizzando a tal fine il
risparmio meridionale.
Nonostante tale freno artificiale, il Sud è
riuscito ad impiantare un congruo numero di nuove aziende particolarmente
adatte ad operare nella new economy in virtù di un elevato livello
di competenza espressa da giovani imprenditori che pongono le loro aziende
allavanguardia nei diversi settori emergenti.
Così i giovani meridionali devono sopportare
un evidente maggior sforzo poiché non possono beneficiare delleffetto
moltiplicatore del sistema, vale a dire, la presenza di uneconomia
già espansa che facilita i contatti e moltiplica le opportunità.
Sviluppo genera infatti altro sviluppo, e questa è
la sintesi della teoria dei rendimenti crescenti, secondo la quale,
ad ogni crescita delleconomia corrisponde una nuova onda generata
dalla precedente, dovuta proprio alla facilità di trovare sul territorio
partner operativi, infrastrutture e servizi alle imprese.
I governi regionali devono quindi creare le
condizioni affinché un nucleo iniziale di aziende trovi quanto
prima ed il prima possibile collaborazioni, offrendo a tal fine formazione
a cicli integrati omogenei e di filiera , smettendola con gli oramai anacronistici
corsi da parrucchiere.
Questo sistema formativo va letteralmente smantellato
e rimodellato cablandolo sulle esigenze della new economy: information
tecnology, E -commerce, multimedia.
Lintera economia mondiale ne è
coinvolta e su questi settori, nazioni potentissime, basano le loro strategie
di innovazione industriale, di formazione e di conquista dei mercati.
La Old Economy non va ovviamente buttata a mare
ma supportata, implementata dalle nuove metodologie, integrata con processi
innovativi in termini di modernizzazione dei prodotti e rilanciata nella
sua nuova veste di prodotto concorrenziale.
Le nuove tecnologie basate in primis su procedimenti
ad alto contenuto informatico, possono essere attivate solo da team interdisciplinari
allaltezza del compito che, le cui figure, Web master, sviluppatori,
specialisti di rete, web designer sono molto difficili da reperire sul
mercato, specie se si pensa al maggiore input di conoscenze necessarie
anche per trattare materie preesistenti allinformatica.
Così, oggi il marketing non è
certo più quello, anche ingenuo di dieci anni fa e lo stesso messaggio
pubblicitario ha raggiunto livelli di complessità creativa e di
sofisticazione subliminale impensabili dieci anni fa.
Le esigenze della concorrenzialità hanno
avuto, come effetto collaterale, quello di dare una forte scossa al mercato
del lavoro di qualità, ed oggi le aziende assumono solo dopo adeguata
verifica delle capacità individuali.
Nasce così una nuova branca dellorganizzazione
aziendale: la gestione delle risorse umane!
Ne consegue che il capitale di risorse umane
di cui dispone il Sud, vale a dire di giovani istruiti ed informatizzati
è ingente, e deve essere tenuto stretto in loco per impiegarlo
a favore del Sud.
Essi quindi non devono emigrare in nessun caso,
poiché favorirebbero territori concorrenti sul piano dello sviluppo
delleconomia, che diventerebbe impossibile per il meridione, senza
il loro apporto.
I giovani meridionali devono rimanere nelle
loro terre di origine anche sussidiandoli temporaneamente per poi incentivarne
la presenza presso le aziende mediante una formazione contrattata e mirata,
perché solo massicce iniezioni di competenza tecnico informatica
nelle aziende possono determinare una svolta produttiva ed occupazionale
nel Sud.
Diversamente si viaggia solo verso il declino
poiché, allo stato dellarte, linnovazione in atto è
solo relativa alla robottizazione dei processi, innovando pochissimo il
prodotto.
Non è più quindi questione di
sola alfabetizzazione informatica, ma di ingegneria economica basata sulla
conoscenza dei mercati, sul marketing associato, sullo studio delle evoluzioni
del gusto e della qualità dei prodotti, sul raccordo fra le PMI
produttrici di beni di consumo ed industrie produttrici di beni strumentali
che possano fornire loro nuovi macchinari tecnologicamente avanzati ed
introdurre metodologie produttive innovative.
Se i grandi poteri italiani imitassero in maniera
intelligente gli americani, invece di imitarli solo consumando hamburger,
troveremmo grande giovamento delegare, ad esempio, una buona parte della
ricerca innovativa nei settori strategici al settore militare, come appunto
fanno gli americani, che a tal fine invocano ragioni di sicurezza nazionale,
la via attraverso la quale le antinazionali U.S.A. eludono le norme antitrust.
Quello che manca è proprio lamor
di patria, ed è strano che siamo proprio noi leghisti ad affermarlo,
esempio nè la lotta contro Silvio Berlusconi da parte della
sinistra che vedrebbe volentieri Mediaset nelle mani di qualsiasi potenza
straniera, privando quindi il Belpaese di un grande patrimonio massmediale,
strategico nelleconomia, pur di abbattere il nemico politico che,
in quanto tale, non è considerato più nemmeno italiano.
Ma cè di più, in nome di
interessi non ancora ben capiti, utilizzando le leggi della Repubblica,
si tenta di scippare il Sud di beni storici, quale lAcquedotto pugliese,
il più lungo dEuropa, costruito dai Borbone, bene storico
delle popolazioni meridionali.
Non è possibile accettare questa concezione
del liberismo e del ben comune nazionale, qui ci troviamo di fronte al
tentativo di fare proprie, con colpi di mano, le risorse altrui, specie
quelle che saranno sempre più preziose in futuro, come lacqua!
Cosè questa politica? Forse il
prosieguo di quella infame, savoiarda, di rubare gli impianti e macchinari
delle acciaierie di Bagnoli o delle seterie di Caserta? Prosegue la caccia
al bottino?
EUROFEDERALISMO
MEDITERRANEO
Lo scorrere dei secoli è stato
sempre caratterizzato dallevolversi delle concezioni delluniverso,
spazianti da quella del mondo greco che concepiva un cosmo basato sul
predominio dei cicli della natura, alla successiva visione biblica delloccidente
cristiano secondo la quale il tempo viene concepito come storia.
Allinterno di tali processi evolutivi
del pensiero però, la tecnica ebbe man mano uno spazio maggiore,
proporzionale al suo progredire, fino ad arrivare ai tempi moderni, dove
essa ha assunto, purtroppo, un ruolo tale da diventare la sintesi ultima
di tutti i fini e mezzo di accumulo della potenza.
Ciò ha indotto in pochi anni, enormi
cambiamenti nelleconomia mondiale, caratterizzata oggi dalla precarietà,
lincertezza ed una paurosa povertà crescente, e tutto ciò
avviene, paradossalmente, mentre lumanità dispone oggi di
mezzi tecnologici di potenza inaudita che dovrebbero affrancarla almeno
dai suoi bisogni fondamentali.
Ma, quando ad imperare sono le filosofie darwiniane
neoliberiste, dove a prevalere sono gli interessi dellindividuo
anziché quelli della società, la ricchezza dei pochi e la
povertà dei molti sono lunico risultato possibile.
Questa concezione post cristiana da ecumenismo
mercantilistico risulta, almeno a nostro parere, in esatta antitesi al
sempre attuale, anzi futuribile pensiero federiciano, così come
lo leggiamo in una sua lettera autografa scritta da Lagopesole (Melfi)
del 10 settembre 1250 settecentocinquanta anni fa al figlio Corrado (
Io Federico II di Svevia di Walter Regolo Ed. Era Incontro)
, nella quale egli vede il governo della politica e delleconomia
strutturata in nome degli interessi superiori della società anziché
quelli individualistici che caratterizzano lalternarsi di episodi
di storia giacobina e girondina degli ultimi tre secoli:
" La più grande esigenza dei nostri
tempi è quella di formare degli uomini forti e capaci. Solo quando
avremo a disposizione un grande numero di uomini di valore potremo scegliere
fra loro le persone più qualificate da poter essere impiegate nel
governo del paese.
Uno Stato, se la condotta morale dei suoi cittadini,
affinata dalla cultura è autentica e diffusa e la sua organizzazione
sociale consolidata, anche se povero di risorse e di recente costituzione,
può durare a lungo ed esercitare una valida azione politica.
La cultura che invece esige il mercato oggi
è costruita sulla sommatoria di singoli egoismi, il privilegio
dei soli aspetti tecnici e ponendo in essere un maldestro tentativo di
sopprimere la cultura da sempre nemica dei mercanti.
Loccidente mercantilista si alimenta di
valori pagani e pone le basi per un universo esistenziale fatuo e privo
di valori che mal vede il sopravvivere dei valori storici delle singole
civiltà e la convivenza delle diverse visioni delle culture operando
quindi un federalismo delle culture.
Leggiamo, a tal fine, come prosegue Federico
nella medesima lettera:
"Ho sempre creduto che, oltre alle armi
ed alle leggi, fossero necessari al prestigio ed alla forza del trono
anche i sussidi della scienza, la quale tenendo a freno la lussuria e
neutralizzando i pericoli della cieca ignoranza, impedisce che le energie
si snervino e si infiacchisca lo stesso rigore della giustizia. La dimestichezza
acquisita sin dalla giovane età per la lettura di opere filosofiche
provenienti dalla Spagna, dalla Grecia, dal mondo arabo, dalla Francia,
mi ha portato ad interessarmi di tutti gli aspetti delle scienze umane
.. senza, la cultura umana non è degnamente vissuta!"
Cosaltro dire? E questo il concetto
eurofederalista di Federico? E ancora attuabile e futuribile?
Se così è, bisogna allora tornare
sui nostri passi e riaffermare filosoficamente la signoria delluomo
sulla tecnica, isolando culturalmente la roccaforte ideologica dei sostenitori
dellanarchia di mercato, che vuole a tutti i costi separare economia
e politica in modo tale che non sia più la politica a generare
leconomia, ma lesatto contrario.
Leurofederalismo mediterraneo è
oggi pertanto, non solo possibile, ma anche auspicabile a patto di imporre
un freno ad un mercato mondiale impazzito perché senza regole.
Al mondo arabo, ad esempio, occorre restituire
un debito storico in cultura, non europeizzandolo ma fornendo tecnica
e formazione affinché possa poi progettare un suo futuro nelleconomia
moderna, in spirito di tolleranza, ciascuno in pace con il suo Dio, come
usava dire Federico, che si preoccupò, appunto, di garantire a
chiunque libertà di culto, come testimonia egli stesso nelle successive
lettere (op.citata):
- Lettera dell8 settembre 1250 - pg. 108
- "Permisi ai mussulmani di avere un proprio capo, con propri organi
di vigilanza, con i loro sceicchi. Concessi la libertà religiosa
."
Ovviamente i numeri in ballo nellanno
milleduecento non sono certo quelli, spaventosi, di oggi che prospettano
i demografi, i quali parlano dello spostamento di ottocento di milioni
di persone.
Non siamo quindi in presenza di una guarnigione
di saraceni, portata da Federico a Lucera come guardia personale, allindomani
del ritorno dalla crociata.
Quello che invece si delinea è uno scenario
di fronte ai quali non si può rispondere con imprevidenza buonista,
opponendosi alla quale però si è subito tacciati di xenofobia
e razzismo e, visto che siamo in argomento, cogliamo loccasione
per dire che non se ne può proprio più di un certo pedagogismo
ipocrita dei professorini della sinistra, che vivono in perennemente in
cattedra, che nonostante la loro perennemente ostentata cultura hanno
la memoria corta ed evidentemente hanno già dimenticato Larcipelago
Gulag e passano gran parte del loro tempo a dare pagelle di buoni e cattivi,
lanciando anatemi morali addosso a chiunque dissenta dalla loro Torquemada
ideologica!
Secondo tali pedagoghi è immorale, fascista
e razzista la legittima preoccupazione di una deidentificazione territoriale
storica, mentre i fenomeni della migrazione biblica in atto sono percepiti
ed intesi con senso di incosciente imprevidenza, tanto per usare un termine
utilizzato dal Cardinale Biffi, che tanto scandalo e vituperio ha scatenato
nei pulpiti di sinistra.
Secondo costoro a nessuno è permesso
di optare per il non voler correre il rischio di vivere in mezzo al fuoco
incrociato di conflitti interetnici futuri, connessi allimmigrazione
incontrollata di gente che non vuole integrarsi ma creare avamposti ed
isole etniche negli altrui territori.
A nessuno è consentito di opporsi al
possibile mutare delle nostre città dove potrebbero nascere mille
architetture singolarmente belle ma stonate nel contesto della nostra
storia e del nostro paesaggio.
Ma, non abbiate timore! Sono tutti timori ingiustificati!
Essi, i professorini, ci hanno fatto sapere
di aver interpellato la Sibilla di Cuma, la quale ha dato ampie assicurazioni
circa la società multietnica prossima a venire e per la quale stanno
intensamente ed alacremente lavorando, che sarà indenne da conflitti,
e quando israeliani e palestinesi o tunisini ed algerini o chissà
quante altre centinaia di etnie saranno in ballo si incontreranno nei
condomini, andranno a prendersi il caffè assieme e non se le daranno
di santa ragione, non creeranno ghetti o quartieri isolati, bensì
passeggeranno lentamente sottobraccio raccontandosi continuamente storie
amene, come avviene da secoli a Belfast oppure a Gerusalemme, solo per
fare due piccoli esempi.
Quello che, con grande senso dellipocrisia
non si vuol capire è che non sono in ballo i principi della libertà
religiosa, sulla quale come federiciani siamo ampiamente daccordo,
ma lentità e la consistenza dei numeri in atto che corrisponde
al movimento migratorio di interi popoli e non immigratoria come la sinistra
vorrebbe far credere.
I demografi, si informi chi vuol conoscere la
verità, parlano di numeri spaventosi, nellordine di ottocento
milioni di persone pronte a spostarsi., con effetti e conseguenze inimmaginabili
che significherebbe per lEuropa, una situazione di possibile minoranza
etnica entro qualche decennio.
Questa prospettiva, che lascia altri indifferenti,
a noi non piace, ed i conti con la futura società multietnica non
li vogliamo fare semplicemente perché non vogliamo che esista.
Ma, ovviamente, rispetto al problema non vogliamo
certamente mettere la testa sotto la sabbia, e pertanto siamo favorevoli
a politiche di alta collaborazione e demigrazione con paesi di prossimità,
in modo che ciascuno stato moderno si prenda cura di un certo numero di
popoli viciniori mettendo un freno ed un controllo ad una situazione altrimenti
incontrollabile, senza quindi aspettare tardivi quanto inutili senni di
poi o costernazioni e teste cosparse di cenere.
La Lega Sud Ausonia, che condivide certamente
lo spirito federiciano non può esimersi dallaffermare però
che esso debba esprimersi allinterno di limiti invalicabili poiché
il problema non è di tolleranza ma di tollerabilità, superati
i quali si manifesterebbero inevitabilmente situazioni e scenari di apocalittica
conflittualità.
Ben altra cosa è, pertanto, il federalismo
delle culture, che lascia ciascuno a casa sua, basato su uno scambio nord
sud che consenta a tutti i sud del mondo di avere un futuro non di fame,
quella fame che è poi colpa di quel nord che ha, al suo interno,
come difensori, i loro (ipocriti) carnefici ( finanzieri, banchieri ed
antinazionali).
Il loro neoliberismo, infatti, rottamando con
forsennato correre verso il dominio tecnologico mondiale, le economie
deboli, è il principale responsabile dellondata migratoria
verso lEuropa, che ha condannato intere civiltà allannientamento
e la deriva sociale.
A fronte di tale scenario riteniamo il pensiero eurofederalista
mediterraneo federiciano un valido antitodo poiché democratico
e pluralista e, pertanto, possibile modello di riferimento per una società
meno egoista e più umana.
E tempo oramai di un rilancio delle politiche
autonome dellarea euromediterranea sottratte allinfluenza
indeterminista americana che, una botta alla botte e laltra al cerchio
cerca di stabilizzare la storia in una inapparente immobilità che
fa loro tanto comodo!
Intanto il eurofederalismo transnazionale, nei
termini e nello spirito sopradescritto, potrebbe essere la nuova via che
molta parte delloccidente cerca, poiché rende le culture
impermeabili alla ingiusta e criminale omologazione voluta dai mercanti
del mondo che, rientrati frattanto nel tempio, hanno rimesso in bella
mostra le loro suadenze pagane.
DEVOLUTION:
VIA OBBLIGATA ANCHE PER IL SUD!
Gli Stati
federali nascono generalmente attraverso aggregazioni dal basso, quando
il processo di cessione di sovranità si produce dall'alto si ha
la "devolution".
Alla fine del '900, la crisi dello Stato-nazione si presenta vasta quanto
è stata, alla fine del '700, la crisi dell'Ancien Regime e si è
quindi verificata la profezia di Marx: "all'antico isolamento nazionale
si sovrapporrà una interdipendenza globale".
Il suo modo di intendere l'interdipendenza aveva a che fare con il concetto
di interconnessione, mentre le monarchie finanziarie made in U.S.A. interpretano
la globalizzazione come ( loro) controllo dell'economia e dei mercati.
La sua aggressione al concetto di Stato-nazione diventa tangibile e manifesta
quando trasferisce, di fatto, i suoi poteri al mercato, ovvero, a coloro
che lo controllano.
I neogiacobini, detentori di immense risorse finanziarie, sono coscienti
che con la digitalizzaione dell'economia è venuta meno la dimensione
territoriale dello stato, spiazzato dal cyberspazio, che non si organizza
più mediante strutture fisiche ma in base a risorse immateriali:
danaro, organizzazione, risorse umane.
L'unica differenza in atto è data dal teatro delle operazioni,
che diventa la rete Internet, fermo restando che lo spirito filosofico
rimane sempre quello: la furiosa, sfrenata e veemente affermazione dell'individualismo
e dell'egoismo dissimulato sotto i finti veli di una modernità
solo tecnologica e di una efficienza non al servizio dell'uomo.
I consumi di massa hanno spazzato via i valori e le filosofie idealistiche
in favore del mercato che diventa così il fine ultimo dell'esistenza
dell'uomo, ovvero, così vorrebbero i suoi apologeti.
La circolazione e la diffusione su scala universale di beni, servizi e
consumi ha eroso i principi morali dell'esistenza dell'individuo con effetti
devastanti sulla sua personalità, orfano di Dio, della Patria e
delle proprie radici, recise da un modernismo omologatore che diserba
le culture al fine di sostituirle con una sola, ma funzionale al mercato.
Essi lo controllano sempre più in profondità e nei particolari
attraverso lo strapotere mediatico dei grandi "networks" internazionali,
i pulpiti da cui proviene un nuovo messianesimo, quello dei mercanti nel
tempio, padroni della nuova repubblica internazionale del denaro, apolide
ed irresponsabile, che alimenta il dominio di un nascente universo virtuale,
il Cyberspace.
Esso consente di produrre e scambiare una quantità illimitata di
beni anche virtuali, generando contemporaneamente immense ricchezze ed
ancora più immense povertà, poichè sulle rotte di
Internet, inventata dagli americani, si diffonde la colonizzazione globale,
mentre la democrazia ( quel che ne resta) è lasciata sopravvivere
solo dove essa non ostacola la liberalizzazione dei mercati, altrimenti
saranno le portaerei e l'aviazione a difenderli dall'acqua sporca dell'agnello
anche quando, da bravi lupi, esso è a valle del ruscello.
Ovviamente la guerra è necessaria solo in casi eccezionali, quando
c'è qualcuno che non la vuole proprio capire su chi comanda e su
come devono andar le cose nel mondo " libero".
Ma, questi sistemi democratici e spicci sono giustificati dagli" interessi
americani nel mondo" poiché la guerra tra Stati si è rivelata
un'attività troppo costosa ed oggi si fa con mezzi diversi, essendo
sostituita dalla competizione finanziaria e dall'organizzazione dell'economia
digitale.
"Oggi la potenza di una nazione non si misura più sulla sua capacità
di manipolare gli atomi ma dalla sua capacità do organizzare le
informazioni" ( Nicholas Negroponte).
Prima il territorio rappresentava la ricchezza ma oggi l'economia delle
conoscenze e quindi dell'immateriale ne riduce fortemente il suo valore
e pertanto la prima a cambiare è proprio la logica dell'idea giacobina
di onnipotenza della catena stato- territorio- ricchezza, per baricentrarsi
in un nuovo concetto di stato virtuale o stato finanziario, valido e durevole
quanto le quotazioni del mercato.
Peccato però, che dalle quotazioni di mercato dipendano poi il
futuro e la qualità della vita dei popoli.
E poi ci si meraviglia dell'affermazione elettorale di Heider in Austria!
Ci vuole una buona dose di follia per immaginare che milioni di persone
che hanno conosciuto il benessere si rassegnino ad un progressivo impoverimento
morale e materiale, una sorta di clochardizzazione generale strisciante,
senza che essi sentano la necessità di difendersi.
Le antinazionali, di proprietà dei circoli londinesi e parigini,
dopo aver sterminato il terzo mondo, rendendolo ancora più povero,
ora ce lo scagliano addosso, per effetto della congiunzione di tre continenti,
rimproverandoci anche di essere noi i loro affamatori, colpevoli di avere
un reddito che, secondo loro, dovremmo dividere con i poveri del mondo,
adattandoci a lavorare sedici ore al giorno per trecentomilalire al mese
nel migliore dei casi, come se l'80% del profitto se lo mettessero nelle
tasche le classi medie europee anziché loro.
La pretesa di controllare i mercati per risucchiarvi tutto il guadagno
possibile, in cambio di una miserabile invito a partecipare con i nostri
piccoli risparmi alle briciole dello stesso capitale (fondi comuni d'investimento
et similia), di cui essi detengono la maggioranza, è la quint'essenza
del nuovo giacobinismo.
Con un po' di pazienza, il proscenio ideologico, oggi nelle mani di un
esercito di pennivendoli, arriverà a sancire che Dio ha creato
il mondo affinché fosse amministrato dal Dollaro, cioè da
chi ha avuto la predestinazione di detenerli, e che ciascuno è
proprietario del creato in ragione di quanti ne possiede!
A fronte di un tale olocausto economico finanziario mondiale, è
tempo di pensare a se stessi, non in termini individuali poiché
la globalizzazione del controllo non la si può lottare da soli,
ma in quanto collettività, riattribuendo dignità al concetto
di popolo, di etnia, parola che sembra diventata bestemmia nell'universo
dell'omologazione capitalistica vetero e neogiacobina.
Essi non si sono evidentemente resi conto che la gente ha oramai capito
il gioco e comincia a non starci ( ricordiamoci di Seattle) e che la deglobalizzazione
è già cominciata.
Heider è solo la prima manifestazione di difesa, l'apparizione
dei primi anticorpi alla sterilizzazione politico ideologica e culturale
tentata dai neogattopardi di Hechelon, cioè di coloro che hanno
tentato di sopprimere l'intera civiltà precipitandola nel più
grande forno crematorio della storia: la globalizzazione universale dove,
all'interno di questo scenario apocalittico, grazie a loro, il cyberspazio
si animerà purtroppo di tanti altri spettri e di fantasmi!
Tagliare le radici del passato e cancellare la storia significa privare
l'uomo di quei pochi segni simbolici di guida che gli consentono di evitare
nuovi errori.
Prima o poi qualcuno dovrà convincersi che non si può avere
la botte piena e la moglie ubriaca: creare cioè un mondo senz'anima
e senza valori e poi pretendere che dentro non vi succeda nulla!
La devolution, diventa quindi una difesa collettiva, la ricerca di una
strada, un progetto comune, una tappa evolutiva necessaria che non può
avvenire sottobraccio a coloro che sono privi del senso di appartenenza,
propugnatori ed apologeti di un ecumenismo filosofico che è la
versione psicologica della globalizzazione dei mercati.
L'unità coatta d'Italia, fatta con le baionette ed i massacri delle
popolazioni inermi regge oggi, come collante, meno della saliva, e non
basta un decentramento alla Bassanini per tenerla ancora artificialmente
e solo formalmente unita.
Il Sud può dunque trovare solo nella propria storia e sul proprio
territorio le ragioni del suo presente e del suo futuro e può farlo
solo liberandosi dai vincoli centralistici dei vetero e neo giacobini
di sinistra e di destra nostrani, attrezzando il suo territorio, ovvero
i suoi cittadini, per la competizione globale, tutelando la propria gente
(tutta) dai tanti lestofanti con le tasche piene di soldi, siano essi
latifondisti del sud o finanzieri del nord, ai quali del Sud non gliene
frega proprio niente.
La soluzione federale è dunque una soluzione geo-politica essenziale
nell'economia della questione meridionale poiché se le istituzioni
globali trasmettono ordini senza chiedere permesso agli stati, avremo
solo una economia globale ma senza governo globale, dove i lavoratori
vanno a letto come dipendenti di una società e il giorno dopo si
svegliano alle dipendenze di un'altra, venduti come schiavi.
A ciò , checché ne pensino i padroni d'oltreoceano, occorre
porre rimedio!.
Il laissez faire tanto caro ai neoliberisti è funzionale solo a
coloro che hanno interesse affinché si pervenga ad una sistematica
distruzione dei valori umanistici, affinché nessuno reagisca di
fronte alle immani sofferenze sociali in atto ed in arrivo, peggiori di
quelle generate all'indomani della rivoluzione industriale.
I mezzi di comunicazione, asserviti al capitalismo finanzista tacciono
ed operano una disinformazione sistematica in favore di una governance
dal sapore neoschiavista e, dove non vi riesce, prosegue con la repressione,
il carcere e spesso l'eliminazione fisica dei più pericolosi sul
piano ideologico e culturale.
Viviamo purtroppo, nell'ambito di un falso pluralismo che obbliga chiunque
a navigare in acque controllate, in cui i concetti da esprimere devono
rientrare entro standard non troppo sgraditi al potere che stabilisce
anche la gerarchia di valori cui è consentito credere e che colpisce
con il discredito ogni forma di dissenso, arrivando perfino a stabilire
le critiche consentite, tipo quelle del solito Alex de Tocqueville del
quale non se ne può proprio più.
In tale universo unilaterale e monodimensionale le posizioni critiche
sono ritenute un ostacolo, un disturbo, un costo da eliminare e, ogni
critica a questo sistema, è nostalgia del passato e quindi censurabile
dal messianismo neoliberista della distruzione creativa.
La rivoluzione industriale è stata progressiva ed ha consentito
aggiustamenti; quella informatica, invece, è traumatica e rappresenta
potenzialmente una catastrofe!
In questa frase è racchiusa tutta la tragedia prossimo-ventura
dell'umanità: maggiore sarà l'accelerazione maggiore sarà
il disastro!
La globalizzazione, privando l'uomo di decidere del proprio destino lo
immette in un universo tentacolare che non sa comprendere, anonimo e senza
radici che spinge la gente cercare rifugio nel passato, nella religione
nei valori collaudati etnici poiché l'uomo non è solo finanza
da valorizzare ed abbiamo ancora molto da imparare da Platone, Dante e
Sant'Agostino.
Il gioco scellerato di creare valore virtuale sulle aspettative per poi
impadronirsi di valori reali non può durare all'infinito: l'operazione
Vodafone- Manessmann credete che sia poca cosa?
Gli inglesi hanno il controllo telefonico di tutta l'Europa! Aspettate
e vedrete!
Siamo al Colosseo: panem et circenses! Saziare la pancia e giochi!
Furono i segni della decadenza dell'impero romano, così oggi tittytainement
da tits and entertreinement, cioè latte ed intrattenimento (Zbignev
Brzezinsky geostratega consigliere di Jimmy Carter - La trappola della
globalizzazione di HP Martin e H.Schuman ed Roetia 1997), sono il segno
che la globalizzazione, lungi dall'essere una soluzione moderna e liberatoria
è solo l'inizio di una fase di decadenza, ovvero di stabile instabilità.
I presidenti massoni degli U.S.A. (Washington e successori) fondarono
nel 1787 la loro costituzione sulle ragioni egoistiche della libertà
dei singoli che venivano anteposte a quelle della collettività,
i giacobini del 1989 attuarono la rivoluzione francese adottando gli stessi
stilemi ideologici, oggi, i loro proconsoli o viceré sono i bretoni
(l'aquila interventista dello scenario europeo) iniziatori, in mano alla
Tacher amica di Pinochet, di quella sciagurata deregulation detta anche
fabbrica della miseria.
Un giorno si arriverà comunque, e per via democratica, alla creazione
di due parlamenti confederati, ma quello che più ci preme di più
affermare è la necessità di devolution da una mentalità:
quella neogiacobina dei finti democratici che vogliono trasformare il
mondo in un colosseo universale che distribuisce panem et circenses e
che uccide i valori dell'anima.
IL
CIRCO ETNICO
Lo scenario
da ballo in maschera offerto dai partiti, che si scippano, a suon di tradimenti
il diritto di governare senza la legittimazione del consenso popolare,
sono il segno evidente e drammatico di una nazione che naviga nella storia
guidata da uomini animati solo da logiche di tornaconto personale e dove
a prevalere sono le culture ciniche della conservazione del potere.
La storia antica del paese, attraverso la quale è stata generata
la cultura delle nostre genti, viene così rottamata in favore di
interessi egoistici, spesso inconfessabili, ponendo fuori scala il sentimento
di coesione nazionale, considerato ormai valore marginale, cioè
patrimonio di fessi e nostalgici.
Si assiste alluniversalizzazione ed alla legittimazione del prevalere
degli interessi privati su quelli pubblici che scatenano solo un gioco
al massacro e pongono le basi di una convivenza sociale da "separati
in casa".
Non esiste più una morale comune, ma solo un relativismo etico,
che pone alla base di tutto lautoaffermazione del proprio modo di
vedere, da imporre agli altri anche quando si è in minoranza.
I cittadini devono sapere che una logica cinica e politicamente folle,
vuole trasformare questo paese in un luogo che non è più
nostro, in favore di un "circo etnico", dove fra qualche decennio
dovremo essere noi ad andarcene, chissà dove, perché diventati
minoranza.
Ma i signori utopisti della multietnicità sanno anche che le previsioni
dei demografi accreditano, se non interverranno elementi nuovi, la prospettiva
di un flusso immigratorio incontrollato di ottocento milioni di persone
entro i prossimi venti anni!
A fronte di un pericolo di questa portata, paragonabile solo ad una reazione
termonucleare, la nostra vita, quella dei nostri figli, il nostro futuro
prossimo sono affidati alle idee strampalate di una minoranza di visionari
utopisti, affetti da infantilismo ideologico, nostalgici di una idea sconfitta
dalla storia per autocollassamento e che sperano in un riscatto o una
rivalsa tramite il nuovo giocattolo della multietnicità che, di
fatto, sostituisce in chiave moderna, le follie del marxismo.
Costoro pretendono ora di insegnarci cosa è la civiltà,
fatta di fecondazione eterologa, di legalizzazione di coppie omosessuali
e lesbiche, di organi espiantati, con la presunzione di consenso di una
società dove non si è più figli di Dio ma, caso mai,
del laboratorio e di una società, ovviamente, senza legami con
la storia.
La famiglia non è più il luogo del sangue, della discendenza,
della paternità biologica, ma semplice luogo delle relazioni, dalla
durata anche effimera e dove gli individui non si appartengono più,
essendo solo atomi vaganti nellaria, slegati gli uni dagli altri,
governati unicamente dalla loro grande ideologia, che si accinge a diventare
il nuovo grande fratello di orwelliana memoria.
Tutto ciò ci sovrasta, ormai, come una cappa di piombo, una maledizione
ideologica che risorge quasi come una nemesi storica.
Di fatto, ricompare lantico DNA, la radiazione di fondo del comunismo
più becero, più disumano, più utopico dei novelli
e gratuiti pedagoghi, legittimati a tal fine da nessuno, che pretendono
di imporre la propria visione del mondo e della vita ed il proprio pensiero
a chiunque, con le buone o con le cattive.
Così ci sono venuti a dire che la nostra sarà una società
multietnica, che noi dovremo convivere
,che noi potremo
, che
essi sono la nostra ricchezza
, che è questa la scommessa
che dobbiamo vincere
.
Una scommessa voluta però, da coloro che fino a pochi anni fa avrebbero
visto volentieri i cavalli dellarmata rossa (di sangue) abbeverarsi
nelle fontane di Roma e che pretendono, come è nel loro stile,
di imporla anche a chi non la pensa così.
Noi invece preferiremmo che questi sogni di gloria li facessero sulla
loro stessa pelle, possibilmente fuori dal nostro Paese lasciandoci in
pace e padroni, in casa nostra, di tutelare la nostra cultura, preservandola
da quelle per noi estranee.
Purtroppo la situazione, bisogna dirlo, è diventata veramente grave
e occorre innescare immediatamente un processo di demigrazione, rimandando
costoro indietro a casa loro, prima che trasformino il nostro paese in
un inferno etnico invivibile, dove essi si odieranno e si ammazzeranno
prima fra di loro per antico odio tribale, e poi, appena prenderanno forza
e coesione, si rivolteranno contro di noi per imporre le loro regole.
Oggi non è più tempo di stare alla finestra , occorre agire
in fretta poiché questa è una vera e propria guerra fatta
senza cannoni, dove etnia scaccia etnia.
E sempre successo così: i Pellerossa, gli Incas, solo per
dirne due, furono oggetto di vero e proprio genocidio da parte dei conquistadores
e gli Junkies e sono lesempio di un intero continente colonizzato,
oggi in Kossovo gli albanesi vogliono togliere la terra ai serbi.
La colpa di tutto ciò che avviene è da imputare a quello
sparuto gruppo di superfinanzieri, i grandi criminali del nostro tempo,
che dal segreto delle loro tane tecnologiche hanno voluto ed organizzato
la globalizzazione dei mercati, spezzando le reni alle piccole economie
e perpetuando così legemonia economico-militare mondiale,
nascondendosi spesso, dove come e quando fa loro comodo, sotto la maschera
dei pacieri, mentre la "Torre di Babele" della classe politica
italiana non ha più nulla da dire, vecchia e consumata come è
da lacerazioni interne, da faide di potere molto simili, nella ferocia,
a quelle tipiche della malavita organizzata.
Così essi offrono, sotto gli occhi di tutti, uno spettacolo raccapricciante
di incoerenza e spesso di malafede, e dicono tutto ed il contrario di
tutto senza vergognarsi in modo alcuno delle vere e proprie rappresentazioni
da operetta che danno, rinfacciandosi le colpe gli uni con gli altri occupando,
purtroppo, tutto lo spazio possibile sul proscenio politico nazionale,
mentre lEuropa è priva da una vera guida filosofica.
Se limmigrazione indiscriminata continuerà, lEuropa
sarà talmente appesantita in maniera drammatica dai clandestini
da mantenere, che perderà certamente di competitività rispetto
ad altre aree economiche del mondo diventando sempre più povera,
così come gli americani vogliono.
Ciò sembra, incredibilmente incontrare il consenso di questa sinistra
che evidentemente ama tanto i poveri, da volerne sempre di più.
Prendiamo atto, invece, che la politica in generale, per interesse elettorale,
pretende di poter importare senza conseguenze milioni di clandestini,
facendoli arrivare deliberatamente dalle terre più lontane e andando
contemporaneamente sottobraccio con il capitale anglo-americano-massonico,
il vero nemico della gente comune, di chi, come noi, ama la famiglia,
la propria storia e vuole un futuro per i propri figli.
Siate certi che se dovessero riuscire nel loro disegno, non avranno bisogno
nemmeno più dei nostri voti, perché basteranno quelli dei
clandestini legalizzati.
Noi pensiamo, invece, che se vorremo avere un futuro dobbiamo buttare
alle ortiche un vecchio modo di pensare, frutto delle ideologie crollate
solo a chiacchiere, e ragionare concretamente a tutela degli interessi
della nostra terra, fuoriuscendo dai partiti tradizionali, che rappresentano
ormai solo un mondo che non esiste più.
Occorre entrare in una logica di tutela territoriale degli affari di casa
propria, difendendoci per quanto è possibile, dalle ideologie mistico-terzomondiste,
dei buonisti
a spese degli altri.
E nostro compito, pertanto, fermare linvasione con la mobilitazione
giornaliera, convinti che tutto ciò che non si fa adesso non lo
si potrà fare dopo, perché dopo sarà già troppo
tardi.
NAZIONE
MERIDIONALE
Mai nessuna
epoca storica ha avuto tanti morti quanti ne ha avuti il novecento, in
seguito alle tante guerre spesso scatenate ad arte da occulti poteri che
muovendosi da secoli nel buio dellanonimato continuano a schiacciare
il mondo sotto il tallone di un potere criminale che tutto può
e che non si ferma di fronte a nulla.
Esso fagocita tutto quanto attraversa la sua strada perché non
ha vincoli, non ha freni morali, è egoismo, cattiveria pura, che
distrugge senza batter ciglio nazioni e continenti.
E la cosiddetta " pax americana ", fondata principalmente
sulla dominazione economica, tecnologica e culturale, che ha portato a
compimento un antico progetto massonico giacobino: la legittimazione
ideologica della ricchezza che, da "sterco del demonio",
diventa il segno tangibile della benevolenza divina e della predestinazione
alla salvezza.
Fu Giovanni Calvino agli albori del cinquecento a gettare le basi per
la nascita del capitalismo, poiché teorizzò la necessità
di passare dal primato delle relazioni fra gli uomini, che avevano caratterizzato
fino allora le culture preoccidentali, quella greca e quella cristiana,
a quella del primato relazioni con le cose, dove le cose diventavano tutti
segni tangibili delle opere realizzate, e quindi del valore degli uomini.
Massoneria e giacobinismo facce asimmetriche di un medesimo proscenio
ideologico assunsero il calvinismo a loro credo assoluto, portando agli
onori del mondo, il concetto di individualismo ( letteralmente colui che
non divide con altri il mondo che abita).
Così legoismo fu elevato a virtù morale da perseguire
poiché foriera della fruttificazione dei talenti
Per diretta conseguenza al concetto di comunità, come universitas,
si sostituì quello di societàs, in cui il corpo sociale
venne inteso come la rappresentazione associata di singole individualità
accomunate dagli interessi che si vincolano ad un contratto sociale rimanendo
singolarmente distinti.
Fu così delegittimato il concetto di solidarietà che portò
ad una sequenza impressionante di egoismi ed alla dissoluzione del patrimonio
di valori del cristianesimo confinando lindividuo stesso nella più
completa omologazione secondo una nuova scala di valori che oggi tentano
ancora di imporci in tutti i modi, martellandoci attraverso i massmedia
e qualsiasi altro veicolo di comunicazione.
Secondo questa scala di valori lindividuo viene prima della società
e la società stessa non è che il mezzo per la realizzazione
delle esigenze individuali perché legualitarismo massonico
giacobino non ha come fine lordinato funzionamento della
società, ma la libertà dazione personale dellindividuo
borghese.
Ma, quando la libertà dazione fuoriesce dalla tutela giuridica
per innestarsi nella sfera delleconomia, la conseguenza è
una sempre maggiore autonomia del singolo che finisce col dettare legge
alla legge, ovvero di determinarla a proprio vantaggio in virtù
del suo potere economico che gli consente di influire e quindi di condizionare.
Altro che egalitè e fraternitè!
In tale contesto, le leggi non sono dettate dalle esigenze sociali
ma dagli interessi economici, ed allinterdipendenza degli uomini
si sostituisce la concorrenza consentendo così alleconomia
di determinare il sociale anziché il contrario.
Il mondo diventa quindi il mondo del denaro e la società diventa
mercato, mentre luomo diventa una merce come le altre cui è
dato un valore di quotazione (il costo del lavoro), deprivandolo, di fatto,
della sua dignità umana.
Lo stesso concetto di libertà ha due facce: quella di chi può
modificare la realtà e quella di chi può solo subirla negli
ambiti angusti e circoscritti dellomologazione, cui nessuno può
sottrarsi perché non esiste punto del mondo che non sia interessato
ai traffici del denaro.
Così leconomia è diventata ragione e forma del mondo,
impazzita sotto i colpi dellirrazionalità dellegoismo
conferendo agli indici di borsa valori monetari irreali, immaginari, frutto
dazzardo e scommessa, disancorati dai profitti reali.Il mondo diventa
così una bisca globale, dove tutti giocano con lavvenire
di tutti per soddisfare il proprio legittimo egoismo di ricchezza non
sudata, ma scippata, vinta al gioco finanziario, con furberie più
o meno sataniche.
Diventa così necessario ladattamento in un gruppo, che trasforma
luomo da essere umano ad ingranaggio, ma che gli consente però
la sopravvivenza biologica e sociale altrimenti impossibile.
La conseguenza è la deidentificazione dellindividuo e la
sua personalità implode, relegata e connessa alla funzione che
esso rappresenta nellingranaggio e di cui fa parte, sia che appartenga
ai gruppi sociali inferiori che a quelli superiori e non ha più
nemmeno la percezione di omologarsi perché, nel contesto di una
società ad alto condizionamento tecnologico, al di fuori di questa
omologazione, semplicemente, non si può vivere.
La libertà dovrà quindi adattarsi ai ristrettissimi spazi
residuali che lomologazione lascia alla discrezionalità:
la scelta della marca di dentifricio o di automobile da usare, e il continuo
sollecitarci alla concorrenza orizzontale, alla iperattività, serve
solo ad anestetizzare il senso critico in un realtà che non è
più nostra perché sono altri a scriverla, come la sceneggiatura
di un serial televisivo.
Questo scenario filosofico ideologico di premessa ci visualizza
lininfluenza e lindeterminismo della concezione dello Stato
poiché il mercato ha preso suo il posto e ci governa chi governa
il mercato.
Quando sono le lobbies a determinare quello che lo Stato deve incassare
per realizzare i suoi fini sociali significa semplicemente lassenza
di uno stato di diritto, relegato a piccole scelte di misure sociali per
piccoli importi mentre il grosso della ricchezza prende le vie occulte
conosciute solo dai poteri occulti.
Così assistiamo impotenti alla impressionante escalation della
globalizzazione di tutto, pilotata dalla criminalità finanziaria
mondiale che impedisce, con la sua potenza dirompente qualsiasi possibilità
di creare una società di uomini anziché di cose.
Gli ultimi mezzi diabolici inventati da questi alfieri della pace, sempre
pronti a muovere le portaerei per bombardare, sono la dollarizzazione
delle monete e lasiatizzazione del lavoro, che impediscono a priori
il semplice progetto di una società vivibile sotto qualsiasi forma
o architettura di stato, semplicemente perché ininfluente: a
comandare, dettare legge e governare sono sempre coloro che controllano
i mercati!
Quindi prima di ipotizzare una qualsiasi architettura o forma di stato
occorre preliminarmente capire da chi e da cosa questo ipotetico stato
dovrà difendersi, per evitare lotte e tributi pesanti per addivenire
poi alla nascita di una scatola vuota, cioè priva di autonomia
reale.
Esempio attualissimo è la "riconquistata democrazia"
dei cileni che eleggono a distanza di venti anni un nuovo presidente socialista!
La verità vera è che dopo la caduta del muro di Berlino
un presidente socialista conta e fa paura quanto il due di coppe e perché
un governo di sinistra riesce a tenere strette le cinghie con maggiore
facilità rispetto ad un governo di destra.
Per fondare una nazione vera, degna di chiamarsi tale, lunica via
percorribile è quella rappresentata dalla solidarietà finanziaria
territoriale che protegga le aziende locali, pur rimanendo nel gioco del
mercato nominale, per assicurare la cura degli interessi economici e di
sviluppo del proprio popolo e della propria nazione.
Leconomia dei ciclopi o dei Kolossal, sono lultimo capitolo
posto in essere dai calvinisti dei circoli di Parigi, Londra e New York.
Questa fase è linizio di una reazione a catena che porterà
allapocalisse finanziaria totale: nessuno si fiderà più
di portare il proprio denaro oltre il proprio campanile e, dal villaggio
globale si tornerà al villaggio locale.
Per la massoneria giacobino calvinista sarà la fine perché
avranno ucciso la fiducia nei mercati.
Sicuramente nasceranno problemi di ritorsione, veri e propri ricatti internazionali,
solo per fare un esempio: qualcuno ha mai pensato che il 90% delle macchine
di qualsiasi tipo funziona con processori di cui solo essi detengono i
brevetti?
Visto così il futuro è un buco nero, ma intanto, in questo
mare sadda navigare e occorre prender coscienza della necessità
di trasgredire la " pax " e di stonare nel coro mediante una
contrapposizione ideologica e culturale alla furia omologatrice dellamericanizzazione,
perché fondare il clone di uno stato dai valori di fondo identici
a quelli da cui fuggiamo, non avrebbe nessun senso.
Capire chi è il nostro nemico è quindi la prima pietra su
cui potrà rifondarsi la nazione meridionale, vittima dellapostasia
storica dei vincitori, che furono finanziati da quella stessa borghesia
massonico- giacobina di ispirazione calvinista nemica e cancro del mondo
che centoquarantanni fa finanziò laggressione del ricco e
pacifico Regno delle due Sicilie, colpevole solo di essere la nazione
più avanzata dellepoca e di essere posta in posizione troppo
strategica allinterno del mare mediterraneo, cioè al centro
di tutte le rotte ed i corridoi commerciali del mondo.
La nazione che oggi vogliamo fondare non può essere fuori del mercato
sarebbe assurdo solo pensare di esserne fuori, ma vi sono tanti modi per
esservi dentro, caso mai portando avanti un profilo diverso rispetto al
disumano egoismo delloccidente calvinista, il comunitarismo,
che antepone il concetto di comunità, ovvero, di universitas,
che tutela le esigenze di tutti, a quello di societas che tutela solo
di interessi di parte, o di chi ha i mezzi per tutelarli meglio.
Non si facciano illusioni i neoliberisti temperati, diventati oggi cani
da guardia di questi demoni: una terza via non esiste!
O si appartiene ad unetnia, ad una storia, ad un popolo, ad una
nazione oppure ci si sente svincolati e senza radici per appartenere alla
nazione trasversale degli alfieri dellegoismo, dove vince un più
forte che inquina, induce dolore, miseria e morte e che si sente poi anche
predestinato al premio divino!
Noi, eredi della civiltà ellenica anteponiamo invece luomo
alle cose, dove luomo è il membro di una comunità
di valori e non di interessi.
La polis, da cui nasce il concetto di politica è la somma
dei bisogni cui far fronte e non la delega dei singoli egoismi per
restituire alluomo il senso cristiano della vita, vittima purtroppo,
in questepoca di confusione contemporanea, di una strategia dello
stordimento secondo la quale dovremmo, a loro avviso, passare la vita
a spendere la miseria che ci consentono di guadagnare, districandoci fra
il centesimo in più o in meno, e fare da birilli viventi per le
loro divertenti partite a tavolino, cioè come e dove risparmiare
in più o in meno per soddisfare quella che loro chiamano "sana
concorrenza" anziché cannibalismo economico e sociale.
Noi vogliamo sentirci popolo unitario con una storia ed una tradizione,
volgiamo il bene della nostra gente, vivere in pace con i nostri vicini,
ciascuno però padrone in casa sua e non creare una comune etnica,
un postribolo culturale giuridico ed ideologico dove viverci dentro diventerà
un inferno, che noi dovremmo sopportare solo perché ciò
sazia gli appetiti commerciali dei massoni americani e gli infantilismi
ideologici di una sinistra che dopo aver perso il consenso ha preso il
potere ingannando tutto e tutti con manovre ideologiche, politiche e legislative
da fare invidia persino a Nicolò Machiavelli.
Preferiamo lasciare ad essi la cultura del principe perfido per ricordare
quello dellarmonia, dalle opere del quale traiamo modelli
di riferimento poiché lo consideriamo luomo più moderno
nato dopo la nascita di Cristo, Federico II di Svevia, il cui pensiero,
lungi dallessere superato lo pone oggi allattenzione degli
studiosi di tutto il mondo, essendo rimasto nei secoli moderno e futurista
e che gli conferisce oggi, honoris causa, linvestitura di monarca
del pensiero del terzo millennio.
COSTRUIAMO
LA LEGA DELLE LEGHE
Lintero
Paese è stato sempre scosso da una serie di fermenti classificati
da alcuni come "autonomisti" da altri di " protesta". Vero è che
tali movimenti, seppur piccoli sono in costante aumento, e sono la testimonianza
delle ricadute a valle dellazione della "ex" Lega Nord
che ha comunque tracciato la strada pacifica per il superamento di uno
stato "da notabilato", composto di lobbie e protettorati elettorali, oggi
tutti sul punto di deflagrare. La progressiva confluenza del partito invisibile,
quello del 40% dellastensione, è lelemento cardine
sul quale dovrebbe basarsi un movimento leghista nazionale, che occorre
dirlo, è composto oramai da uno sciame di movimenti, nei quali
è in atto un processo di selezione darwinista, alla fine del quale
nascerà il cosiddetto "nuovo". La partitocrazia italiana è
oggi in regime di prorogatio, e non sparisce semplicemente perché
è il nuovo che tarda a venire. Laccelerazione di questo
processo, anche a livello europeo può essere data dal lancio di
un progetto ideologico che contenga le ragioni delle opportunità
economico sociali contenute nel programma leghista, che dovrebbe quindi
essere flessibile, adattabile alle diverse culture e latitudini, un progetto
che abbia al centro luomo e non il mercato. Occorrerebbe, però,
superare lequazione leghismo = Padania, per sostituirlo
con il concetto contemporaneamente molto più evoluto e molto più
antico di Lega = libera associazione di popoli.
Pertanto gli indipendentismi
allinterno degli stessi raggruppamenti leghisti dovrebbero essere
considerati manifestazioni di ricchezza e di crescita anziché di
ribellione, da sedare. Ancor prima dellimpero romano, le leghe rappresentarono
la prima forma spontanea di collaborazione fra i popoli.
Intervenne poi Roma, che propose ai confinanti il risparmio delle spese
militari ponendosi essa, con il proprio esercito a difesa delle città
confederate pretendendo però in cambio una serie di vantaggi e
privative di tipo commerciale apparentemente innocue. Inventarono così,
contemporaneamente, il "pizzo" e la "Nato di quel tempo". Il passo successivo
fu la creazione della monarchia.
Oggi, a duemila anni di distanza tali eventi si ripetono solo su scala
geografica diversa, poiché dietro le facciate perbeniste si nascondono
poi interessi economici di potentati finanziari enormi residenti nelloccidente
industrializzato. Ciò non sta a significare da parte nostra, una
chiusura rispetto ad un certo tipo doccidente, anche quando impone
le proprie logiche con i raid aerei, in nome del proprio interesse che,
nel caso specifico e recente si chiama via della seta, la via cioè
di Marco Polo verso la Cina, in altre parole, il mercato del terzo millennio,
motivo per il quale gli americani devono avere il controllo dei Balcani
per diventare padroni del nuovo business.
Così i salvatori della patria sono diventati invece coloro che
hanno scatenato il disastro, trascinandosi dietro le proprie guerre daggressione
commerciali., volenti o nolenti, 18 stati nazionali.
Le concezioni politiche dei partiti e dei movimenti presenti in una nazione
devono necessariamente passare attraverso unottica duale, Globale
e Locale, Glocal direbbero gli americani, altrimenti ogni evento
diventa incomprensibile. Tanto premesso, simpone quindi il passaggio
ad una concezione deterritorializzata dei confini in favore di una ricomposizione
su zone dinfluenza culturale. La primigenia ideologica storica della
ex Lega Nord è già consacrata nella memoria collettiva e
nella cronologia temporale, ma ciò non esclude, né limita
un processo evolutivo di differenziazione, reso necessario dalle diverse
esigenze e collocazioni geo politiche delle quali si deve tenere
necessariamente conto. La Lega Sud Ausonia, ad esempio, deve necessariamente
vedere il fenomeno immigrazione in maniera diversa nelle sue evoluzioni
future rispetto ai territori settentrionali, anche se si è in perfetto
accordo su tutte le affermazioni di principio.
Prova ne fu il referendum anti-immigrazione, che ci vide uniti nella raccolta
delle firme per labolizione della legge Napoletano-Turco e che ci
vedrà sicuramente ancora uniti in molte altre battaglie, ma si
converrà che la massa dei migrantes è costituita da gente
che, piaccia o non piaccia, sono nostri vicini di casa, quasi dirimpettai,
e quindi anche per motivi commerciali, gli interessi in tema sono e saranno
leggermente differenziati rispetto al Nord, e ciò deve essere accettato
e deve avvenire senza anatemi di eresia da parte di chicchessia. Se si
passeggia per le vie di Palermo, ci si accorge subito di respirare anche
unatmosfera orientale, architetture arabe residuano qua e le vestigia
di una cultura ancora presente, delle quali non cè nulla
da meravigliarsi, poiché la storia riserva sempre retaggi sorprendenti
anche se dimenticati nella notte dei tempi.
Un semplice esempio: quanti sanno che Corleone fu fondata da una colonia
di milanesi allinizio dellanno 1000? Che Celtici ed Ausoni
fusero il proprio DNA in epoche protostoriche?
Tornando alla dimensione europea, occorre affermare che di là dalle
pie dichiarazioni contenute nei trattati, chi ne conosce a fondo i sofismi
e le trappole sa che lunione non è una conventicola di bravissime
persone, tutta amore ed aiuto luno verso laltro, ma una compagnia
di scaltri mediatori, ciascuno proteso a tutelare gli interessi nazionali,
possibilmente a discapito degli altri partners europei.
LEuropa non nasce da una spinta morale, ma da un interesse economico,
pertanto, proiettato sullo scenario planetario, Bruxelles è la
sede dove si giocano le sovranità nazionali, dove si possono combinare
buoni o cattivi affari per il proprio territorio di provenienza, dove
ciascuno preserva i propri interessi e le proprie libertà. Fatte
tali premesse, cè da chiedersi se una Lega delle leghe avrebbe
diritto di esistere in piena libertà o rappresenterebbe la libertà
solo di alcuni?
Occorrerebbe creare un tavolo comune circolare e paritetico che escluda
dal proscenio ideologico leghista ogni atteggiamento di sufficienza o
deretismo malcelato. La regionalizzazione ideologico - territoriale
della "Padania", può diventare per il movimento leghista un momento
di debolezza anziché di forza, poiché se prima è
servito a creare il nocciolo duro degli amateurs o degli aficionados viscerali
al movimento della ex Lega Nord Padania, oggi, in mancanza di unestensione
ideologica come movimento a valenza universalista, il leghismo rischia
di rimanere confinato appunto, a macchia di leopardo, solo in alcune
parti della Padania, popolata di inviperiti contro chiunque non sia padano
purosangue, anche se, ed anche le pietre sanno, essa è oggi composta
in buona parte di meridionali di seconda e terza generazione, e andar
dietro ai discorsi antropologici in senso stretto, rischia di determinare
l'implosione del movimento a protesta locale o addirittura peggio, a folklore
di stagione. Se ciò avvenisse il danno per tutti i movimenti indipendentisti
sarebbe enorme, anche perché diciamolo francamente, non si cerca
l'indipendenza in senso etnico, ma l'indipendenza, anzi la liberazione,
da un sistema di mafie, ladrocini, lobbie, potentati e protettorati che
non sono patrimonio genetico del meridione ma di quella confluenza di
uomini di malaffare, provenienti da tutta Italia, dei quali, il primo
ad esser processato fu proprio un milanese DOC. La verità è
che la partitocrazia è infestata da farabutti e lestofanti della
peggiore specie, provenienti da tutte le regioni italiane che spesso
sono anche a capo di formazioni politiche più simili ad associazioni
a delinquere che ad altro, che limitano, prevaricano, inducono, fermano,
approfittano. Detto in poche parole: si mangiano la nazione, ivi compresi
i sacrifici di quei meridionali sulle cui mani i calli hanno preso il
posto della carne, per poi sentirsi chiamare anche sfruttatori o mangiapane
a tradimento. Se proprio volessimo andare per il sottile e tornare indietro
con la memoria potremmo comodamente parlare della brutale guerra daggressione
dei piemontesi savoiardi, finanziati dalla massoneria angloolandese.
Ma, senza parlar di storia più del necessario, è sufficiente
ricordare ad esempio, che allora, 170 anni fa, il Salento, come altre
zone del Mezzogiorno, aveva una sola via di comunicazione ed oggi, a centosettanta
anni di distanza, la situazione è la stessa: una sola via di comunicazione!
Non vogliamo parlare di rapine storiche, delle acciaierie smontate e portate
in Piemonte, esiste in proposito una vasta letteratura che, vivaddio,
oggi comincia diffondersi, e con lei, la verità storica anastatica,
anziché quella raccontata dai vincitori sui nostri ingenui e bugiardi
libri di storia delle elementari, i quali non raccontano mai le imprese
del macellaio, generale Cialdini, che usò metodi e sistemi per
reprimere la resistenza delle truppe lealiste borboniche, incendiando
interi villaggi con la popolazione dentro.
Se però questo non è il momento di fare la storia non è
nemmeno il momento di scherzare con il futuro del leghismo che ha bisogno
di sciogliersi in un abbraccio fraterno verso tutti gli oppressi dalle
mafie istituzionalizzate, oppressi cioè da gabelle peggiori di
quelle esistenti nel medioevo.
L'analisi storica su cui deve poggiare il pensiero leghista deve estendersi
a nazionale e poi europeo, e deve partire dal mettere in stato daccusa
la principale responsabile dell'arretramento italiano: la pubblica amministrazione!
Si tenga presente che, uno studio di una famosa università americana
è giunta alle seguenti conclusioni: la pubblica amministrazione
italiana non funziona perché i principali centri dorganizzazione
e potere sono nelle mani di satrapi medioevali.
E' tempo quindi di dire basta a luoghi comuni che forse hanno già
innescato una miccia fra Nord e Sud, che conviene a tutti spegnere. Una
Lega delle Leghe potrebbe quindi rappresentare il primo spettacolare,
gradito segno di riconciliazione fra un Nord ed un Sud che, come popoli,
non si sono mai odiati, che non hanno mai avuto motivo per farlo, almeno
dal 1870 in poi.
Noi della Lega Sud Ausonia, anzi, siamo anzi convinti della nocività
dei trasferimenti di risorse finanziarie non finalizzate alle infrastrutture
utili e funzionali allo sviluppo. La storia ci ha, infatti, insegnato
che esso si è innescato proprio dove i finanziamenti a fondo perduto
non sono mai arrivati, nel mentre si è arrestato dove sono stati
elargiti con le arci conosciute logiche mafioso clientelari da
parte di partiti o presenti anche a Nord. Qualcuno si è già
dimenticato di quanto fosse forte e potente nel Nord-Est la Democrazia
Cristiana? La nostra interpretazione invece è la seguente: faceva
comodo a molti del nord mandare i soldi al sud per impedirne lo sviluppo
per poi riprenderseli con gli appalti dopere sconnesse, tipo i fiumi
cementificati, lasciando le briciole alle associazioni mafiose indigene,
generando così falsa occupazione e progettando quindi a tavolino
il mancato sviluppo e l'arretramento del Sud. Sia chiara una cosa! Ausonia
vuole la stessa libertà del Nord di scegliersi il proprio destino
senza la mediazione romana, per poter decidere da sola, quali opere privilegiare
e puntare ad esempio, sul raccordo infrastrutturale Salento - Sicilia,
le aree a nostro avviso strategiche, oggi che il mediterraneo ridiventa
il mare nostrum dei principali traffici internazionali, che tale fu al
tempo di Marco Polo e dei Fenici e tale torna ad essere oggi con l'avvio
dei nuovi mercati del terzo millennio. E' una questione di geopolitica!
Glocal come già dicevamo! Una visione contemporaneamente globale
e locale. Sulla scorta di queste riflessioni ci torna in mente la considerazione
che espresse un famoso meridionale in tema di mafia e camorra: ma vi
siete fatti bene i conti? Il nuovo vento è quello del Sud,
che porta calore, amicizia e voglia di riscatto.
Il movimento leghista è l'unica forza che ha le carte in regola
per seppellire una partitocrazia marcia che non può più
permanere a cielo aperto, pena lo scatenarsi depidemie incontrollabili,
che in termini politici potrebbero portare al riaffacciarsi di fantasmi
che la storia non spegne mai e che lascia sempre a covare, sopiti sotto
la cenere. Spegnere o ridimensionare questa spinta sarebbe un atto di
criminalità storica.
IL
PARLAMENTO DEL SUD
Diecimila anni prima
della nascita di Cristo la penisola italica non era altro che un acquitrino
poco profondo, dal quale emergeva solo quello fu poi chiamato il Monte
Gargano.
Ai suoi piedi s'insediarono le prime popolazioni provenienti dall'Illiria
delle quali ci restano, a testimonianza, gli ipogei della Daunia di Alma
Dannata e Coppa Nevigata presso Manfredonia.
Lì cominciò, in seguito ai sollevamenti tettonici ed all'emersione
delle terre si insediò il nucleo originario dei musoni che diede
inizio, all'indomani dell'era eneozoica, alla storia della nazione meridionale.
Una storia quindi antichissima, che attraversò tantissime epoche
storiche, dalla colonizzazione ellenica alla dominazione romana, da quella
carolingia a quella araba e fino a quella normanna, sotto la quale, nella
Palermo della notte di Natale dell'anno 1130, l'antica Ausonia divenne
nazione, culturalmente ed etnicamente coesa, ad opera di Ruggero II.
Lo svevo Federico II, lo stupor mundi, amplificò la funzione culturale
del regno meridionale facendolo diventare l'ombelico del mondo, posto
che, il 90 % della storia è una storia mediterranea.
Altri però non gradivano questa meritata supremazia culturale che
si rivelava anche una formidabile arma culturale e quindi anche economica.
Furono i papi di Roma a porre le basi per la sua prima rovina, chiamando
gli stranieri ad abbattere quegli svevi che non avevano consentito loro
di metter le mani anche sulle questioni terrene, cioè sul danaro,
confinandoli, giustamente aggiungiamo, alla sfera spirituale ovvero della
cura dell'anima.
Essi infatti determinarono lo sterminio dell'illuminata dinastia sveva,
dopo quattro secoli di lotte furibonde, facendo decapitare Corradino di
Svevia ad opera di Carlo D'Angiò nella Napoli del 29 ottobre 1268
sul Campo Miricino, l'odierna Piazza Mercato, facendo sprofondare il Regno
nella miseria economica e morale fino all'arrivo del Regno delle Due Sicilie,quando
tornammo ad essere la più ricca, la più avanzata e moderna
nazione d'Europa.
Napoli era infatti considerata all'epoca il centro culturale dell'Europa,
"mitteleuropa" direbbero i tedeschi.
Venne poi la vile aggressione degli straccioni savoiardi al soldo della
massoneria inglese che fece ripiombare le popolazioni meridionali nella
miseria più nera in seguito ai furti e ruberie di impianti e macchinari
oltre che di danaro in oro di cui essi fecero enorme bottino.
Si innescò così quello che recentemente gli storici hanno
definito il più grande sciopero della storia: l'emigrazione in
massa per non sottostare sotto l'odiato tallone dell'invasore savoiardo
che governava attraverso macellai dello stampo del Gen. Cialdini.
Come molti di voi ben sanno costui arrivò ad incendiare interi
paesi, vecchi e bambini compresi, solo per stanare le truppe lealiste
allo sbando, ch'egli definiva briganti, che rifiutavano di arrendersi
all'aggressore.
Nacque
così una feroce dittatura, ben dissimulata all'interno di un modo
di raccontare la storia che gridano semplicemente vendetta per la sua
sfacciata ipocrisia, notizie che solo oggi trapelano, grazie alla perdita
del controllo dell'informazione da parte del potere antimeridionale, grazie
alla diffusione di telefono, fotocopiatrici, fax ed internet.
Quella che
va ricomponendosi è quindi una identità etno - storica di
cui ne è ampia testimonianza la nascita dei numerosi movimenti
meridionalisti. La quantità e la diversità rappresentano
sicuramente un fenomeno di importante vitalità e foriero di nuovi
positivi sviluppi, ma, se in una prima fase la forza è consistita
nel nascere in modo spontaneo, è necessario che oggi essa sia raggruppata
al fine di raggiungere quella massa critica minimale che consentirà
l'innesco di un più ampio e partecipato processo di reidentificazione
delle popolazioni in una nazione meridionale.
Occorre trasmettere
alla gente l'immagine di una nazione che si ritrova fra le vestigia della
storia, consapevole dell'antica grandezza e di quella che potrà
ancora esprimere allorquando saranno spezzate le catene dell'ipocrisia
dei finti aiuti al meridione, delle rapine perpetrate dalle grandi aziende
settentrionali e dalle multinazionali straniere che storicamente si sono
sempre ripresi con una mano ciò che avevano fintamente dato con
l'altra, con l'aggiunta dei guasti e gli inquinamenti fisici e morali.
Che cosa credete
che sia la mafia e la malavita organizzata, se non il prodotto studiato
a tavolino dai poteri forti settentrionali e internazionali per bloccare
ogni crescita ed ogni progresso meridionale.
Se volete bloccare
lo sviluppo di un territorio fate affluire in loco soldi in maniera assistenziale,
state sicuri che potrete poi sfruttare tutto e guadagnarci dieci volte!
Il furto di
futuro del Sud è generato dalle pagine legislative, da leggi meschine,
scritte con la cattiveria dei vampiri, secondo logiche bieche e delinquenziali.
La realtà
è che il Sud sta conoscendo un processo di rimediterraneanizzazione
della storia e dell'economia che lo rende appetibile, funzionale e strategico
per gli americani, atterrati con la loro aviazione in Albania, in direzione
dello strategico 8° corridoio della via della seta di Marco Polo,
che porta direttamente al mercato del terzo millennio ( la Cina ) ed è
anche diventato conveniente sfruttare il turismo religioso offerto dalla
Puglia in seguito agli immensi capitali che movimenterà la santificazione
di P.Pio da Pietrelcina.
Così
una vecchia base americana della 2° guerra mondiale situata nei pressi
di Manfredonia, all'improvviso diventerà aeroporto per grandi atterraggi.
Passerà
poco tempo ed assisteremo all'acquisto da parte di capitali americani
di tutti gli hotel, ristoranti e locali da intrattenimento possibili,
per captare l'intero flusso di valore aggiunto finanziario e per trasferirlo
negli Stati Uniti, lasciando a noi i costi per le infrastrutture necessarie
e gli inquinamenti connessi, in cambio di briciole sotto forma di miseri
stipendi.
E' questa la
globalizzazione che loro intendono, quella di portare tutta la ricchezza
del mondo nelle loro tasche.
Il parlamento
del Sud nasce quindi con questa nemesi storica: doversi scontrare con
gli stessi poteri occulti di allora che operano oggi dietro le borse telematiche
di tutto il mondo e con le raffinatissime strategie elaborate da menti
raffinatissime che hanno in mano poteri e capitali immensi.
Ecco perché
è indispensabile, per noi, raggiungere il risultato di una vera
autonomia, che non assomigli nemmeno lontanamente a quella truffa legislativa
che il potere contrabbanda per federalismo amministrativo.
Il Parlamento
del Sud deve evitare di diventare un inutile un governo ombra, critico
ma inerte, che non propone, ma deve diventare il punto di partenza di
una rifondazione culturale e legislativa, cominciando a nominare una commissione
di studio per la stesura di una nuova costituzione fondata sui valori
in cui come meridionali ci riconosciamo, un centro studi operativo telematicamente
collegato, un circuito di risparmio ed investimento finanziario alternativo
a quello controllato dagli squali internazionali della finanza, solo per
fare degli esempi.
Quello che
è in atto è un processo storico che esige la selezione e
non l'ostentazione delle nomenklature perché se si vuol vincere,
al fronte bisogna mandare gli ufficiali migliori nella convinzione che
la fondazione di una nazione si basa sul sacrificio di tutti coloro che
vi partecipano e a cui può essere chiesto anche di fare un passo
indietro per consentire a tutti di fare un passo avanti. Passo in avanti
che per noi ha un solo nome: Ausonia!
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